lunedì 25 agosto 2008

"I have a dream" di Martin Luther King




Il 28 agosto 1963, durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington, Martin Luther King tenne il famoso discorso che sottintendeva la spasmodica attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio negli anni in cui - per dirla con le parole di Bob Dylan - i tempi stavano cambiando e solo il vento poteva portare una risposta. Martin, molte volte fu soggetto ad aggressioni e ad offese molto gravi ma non si arrese, non rinnegò gli ideali nei quali credeva fermamente ed andò avanti per la sua strada in difesa delle classi più povere e disagiate.
Mancano soltanto tre giorni al 28 agosto e per non dimenticare il coraggio di chi ha sacrificato la propria vita per gli ideali nei quali ha creduto fino alla fine, ho deciso di pubblicare il testo in italiano del discorso.

"I have a dream"
(di Martin Luther King)

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.Ma non soltanto.Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

La lettera di Walter Veltroni a 'Repubblica'-18 agosto 2008

Lo scorso 18 agosto La Repubblica ha pubblicato una bellissima lettera di Walter Veltroni sul valore della memoria e l'importanza dei ricordi.
Ne riporto il testo perchè credo che spieghi perfettamente e con semplicità l'importanza della nostra memoria storica, troppo spesso dimenticata o non considerata abbastanza.
Buona lettura a tutti!!

"Caro direttore, quattro ragazzi piemontesi, come ha raccontato nel suo bell´articolo Fabrizio Ravelli, girano l´Italia a raccogliere, sulla strada, le testimonianze e i ricordi dei vecchi del nostro paese, per farne una banca della memoria consultabile su Internet. A Pieve Santo Stefano si raccolgono, in quello che credo sia il più importante archivio di storia nazionale, i diari scritti da italiani qualunque.I ricordi, le storie, i drammi, i sogni di persone che non hanno altro titolo per raccontare di loro se non quello di aver vissuto, di aver attraversato ore, giorni, mesi, anni della vita. Vita spesso condizionata dalla grande storia: quella che fa le guerre, le battaglie, le malattie, le ingiustizie.Il grumo di vita vera che le vicende umane di Pieve Santo Stefano e di www.bancadellamemoria. it raccontano ci ricordano che tutto non può essere riassunto in grafici colorati e in parole sagge. La storia grande, quella sistemata ordinatamente nei libri, ha significato un padre scomparso in Russia, una sorella devastata dal tifo, un figlio trasformato in una sagoma dipinta con il gesso sulla strada. La memoria. Ciò che ci fa, storicamente e soggettivamente, quello che siamo. La memoria, ciò che stiamo perdendo.E chi la conserva, la tutela, la diffonde fa qualcosa di paragonabile allo sforzo degli scienziati che, studiando il Dna, immaginano di farci vivere a lungo, magari in ottime condizioni.Nel film di Ridley Scott "Blade Runner", una profezia di futuro cupo, l´uomo è riuscito, come in effetti è vicino a fare, a riprodurre se stesso. Così, nel film, esistono uomini che sono "replicanti", perfetti in ogni dettaglio. Salvo uno: non conoscono le emozioni, non le conoscono perché non hanno la memoria. E se, in fondo, fosse questa la vera epidemia moderna? Non una delle mille paure che hanno attirato la nostra fuggevole attenzione per un attimo: Ebola, la Sars...La vera epidemia del nostro tempo è la perdita della memoria. Uno dei più bei romanzi degli ultimi anni è, per me, l´opera prima di un ragazzo americano di ventisei anni (la stessa età del Premio Strega Paolo Giordano, ricordarsi di avere fiducia nei giovani). Si chiama Stefan Merrill Block ed ha scritto una meravigliosa storia, anzi due in una, che si intitola in Italia: "Io non ricordo".E´ un affresco a due voci sulla diffusione di una variante precoce dell´Alzheimer. E´ la descrizione di quello che questa malattia produce: la progressiva, inarrestabile, perdita di sé. Come da bambini a poco a poco si impara e si assume consapevolezza di sé e del mondo, così l´Alzheimer progressivamente cancella ogni cognizione, ogni ricordo, persino la consapevolezza della propria identità.Da sindaco ho cercato, con il mio assessore agli Affari Sociali, di costituire centri in ogni Municipio di Roma per assistere i malati e dare sollievo alle loro famiglie. Parlando con i figli ci si sente raccontare, inevitabilmente, il momento in cui il proprio padre li ha guardati, semplicemente guardati, senza capire chi fossero. Nel libro di Merrill Block uno dei malati sottopone a chi lo va a trovare a casa un foglio prestampato in cui dice: «La prego di perdonare i miei strani commenti e di non offendersi se dimentico completamente chi è lei». Tra le domande del questionario ci sono, anche, «rapporto con me» e « le devo dei soldi? Se sì, per favore descriva quanti e per cosa». La vita si cancella, si fa un buio totale.La vita non ha passato e non ha futuro. E´ un puro presente, un quotidiano leggero e inutile. Perché deprivato di quel senso che è la somma del tempo vissuto e delle attese, biologicamente ogni volta inedite, del tempo che verrà per sé e per il prodotto del proprio sangue. Ma il valore di "Io non ricordo" sta anche nel dirci che la rimozione della memoria non è solo una malattia o una tragedia individuale, ma un fatto storico e sociale. E noi stessi, osservando il paesaggio della nostra società, abbiamo la sensazione che lo "spirito del tempo" dominante tenda a cancellare il passato, la storia collettiva, le tragedie e le rinascite tutto agglutinando in una informe massa nera, giudicata inutile perché passata e dunque non utilizzabile in modo speculativo.Lo "spirito del tempo" si alimenta di una frenetica bulimia di presente, rifiuta la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili. Ma rifiuta anche la passione per un futuro da fare insieme, perché sogni buoni solo per gli idealisti. Così la nostra società vive terremoti devastanti che durano meno di un´edizione straordinaria, non trasmette valori che ha rimosso, non restituisce quella combattiva voglia di futuro, quella energia che è il solo antidoto allo sfarinamento morale e sociale di una comunità.Hanno, in questo senso, ragione Nanni Moretti ed Eugenio Scalfari quando parlano della perdita dello spirito pubblico di una nazione che si trova, spesso, a vedere cancellati i confini di sé: il valore della legalità, della verità, della coerenza, del primato dell´interesse pubblico su quello privato.Ieri non esiste e domani non dipende da te. Non sei un cittadino, ma uno spettatore. Non sei un cittadino, ma un consumatore della società. Con queste certezze il nostro tempo finisce col farsi vuoto di senso. E con il lasciare spazio a paure parossistiche, quasi ancestrali. E ad egoismi eccessivi, quasi infantili.Lo dico pensando al mio ruolo. Credo che a noi, a me, spetti in primo luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile. Sento semmai il bisogno di rendere sempre più chiaro, per il bene della nostra nazione, l´alternatività di valori e progetti sociali che rendono differenti gli schieramenti e le culture politiche. Tanto più ora.Omologarsi come Zelig, piegarsi al nuovo pensiero unico è facile e vantaggioso ma è un atto di rinuncia, una manifestazione di sfiducia nelle proprie ragioni e, talvolta, persino nella propria storia. Cambiare sé stessi, senza rinunciare a testimoniare la grandezza di un percorso umano e senza rinunciare a immaginare e costruire, attraverso proposte realistiche, un presente e un futuro migliore. A cosa servirebbe altrimenti la politica?Italo Calvino diceva di una certa idea pacchiana della modernità che essa è «come un cimitero di macchine arrugginite». E´ proprio quello che penso sia, oggi, l´idea di società di chi rimuove il passato e spegne il futuro. La società italiana, anche in ragione della sua drammatica crisi sociale e civile, si accorgerà presto che non si può vivere e crescere senza una visione e un´idea forte.Ricordo ancora le parole di Merrill Block che raccontando, dentro il dramma dell´Alzheimer, una storia fantastica, quella di un luogo chiamato Isidora, un luogo in cui la vita vale la pena di essere vissuta, dice: «E tuttavia, la verità è che in qualsiasi caso, che tu cerchi Isidora oppure no, l´idea di Isidora è incrollabile. Si dice spesso che perfino il cinico, posando la sua vecchia testa carica di realismo sul guanciale, non possa fare a meno di vedere Isidora nei suoi sogni, non possa fare a meno di sognare Isidora al di là di ogni buon senso».

mercoledì 20 agosto 2008

Grazie Alessandra!



Che dire!Dopo l'oro di Sidney 2000 e i bronzi di Atlanta 1996 e Atene 2004, la grande Sensini ha conquistato la sua quarta medaglia olimpica (argento) dopo avere effettuato una Medal race spettacolare.

E' davvero una grandissima campionessa e nonostante le condizioni meteo in queste settimane siano state tutt'altro che vantaggiose per un'atleta come lei abituata a venti forti, la classe che l'ha sempre contraddistinta le ha permesso di salire nuovamente sul podio.

Per tutti coloro che la sostengono e che tifano per lei non c'è rimpianto o rammarico per il non avere conquistato la medaglia d'oro. Ha garaggiato benissimo, è stata meravigliosa e siamo enormemente orgogliosi di lei.

Grazie Alessandra!!

domenica 17 agosto 2008

Finalmente mare!

Finalmente dopo un anno di duro lavoro, spostamenti da un ufficio all'altro, con tanto di nuovi colleghi, posso godermi qualche giorno di meritato riposo.
Qui a San Felice la vita scorre come sempre in maniera molto rilassante..Mare mattina e pomeriggio,bicicletta quando il fisico regge (praticamente mai!!), cene lucculliane che trovano casa sui fianchi..E che prontamente cerco di eliminare con una camminata di due ore subito dopo cena!
Di positivo c' è che in 8 giorni sono riuscita nell'impresa che mi erao prefissata...Cercare di leggere quanto più possibile!
Al momento mi sento di consigliare le seguenti letture:

"Questo amore" di Roberto Cotroneo

La storia è raccontata in prima persona da una donna, Anna, una libraia. Era una giovane professoressa, un tempo, quando ha conosciuto Edo, colui che sarebbe diventato suo marito. E Edo era un calciatore alla fine della carriera, un calciatore anomalo, innamorato dei libri e con un sogno nel cassetto: prendere la licenza liceale e aprire una libreria. E questa libreria diventa la realizzazione di un ideale intellettuale e di un sogno d'amore, finchè all'improvviso, un giorno, Edo scompare...

Il messaggio è chiaro:l'amore vero non conosce ostacoli e può andare oltre il tempo e lo spazio.
Bellissimo, semplice e profondo allo stesso tempo, con un finale a sorpresa..Un libro che non si può non amare!

"Guarda come ti amo" di Luis Leante

È la vita di una donna sui cinquant'anni, in crisi dopo un divorzio e la morte della figlia. Incidentalmente scopre la fotografia di un vecchio amore dell'adolescenza fino ad allora ritenuto morto. Nella sua fuga in avanti, decide di scoprire cosa ne è stato di quel fidanzato. E questo la porta fino al Sahara, fino ai campi per rifugiati saharawi." La figura di Montse Cambra , protagonosta del libro rappresenta sotto certi aspetti quella parte che ogni donna sa di possedere e che vorrebbe riscoprire: forte, romantica, coraggiosa fino al punto di partire alla ricerca di un amore mai dimenticato.
Il viaggio nel deserto è costellato di avventure, di incontri, tra rifugi di fortuna, oasi e scontri con culture diverse.

Libro molto bello, una ricerca del proprio passato e del primo amore tra la dolcezza dei ricordi.

"La vita che volevo" di Maribeth Fischer

Grace è considerata da tutti una madre perfetta. Madre coraggio. Suo figlio, Jack ha tre anni e combatte fin dalla nascita contro una malattia che i medici non sanno curare. Grace sa che il suo piccolo è destinato a morire, che il volto di lui, con i suoi riccioli rossi e le sue lunghe ciglia, e la sua vocetta incerta mentre farfuglia "mamma" non la accompagneranno a lungo. E tuttavia non si rassegna. Non ci riesce. Non può. È una madre, perciò lotta al fianco di Jack, interrogando i dottori, documentandosi su ogni diagnosi e medicina e facendo di tutto per dare al figlio l'illusione di una vita vera. Ora, però, qualcuno sta insinuando la più atroce delle accuse. Crede che Grace non sia così perfetta come da a vedere, che la sua dedizione nasconda una realtà atroce e ben più morbosa. Grace inizia a vivere sospettando di tutti dottori, infermiere, e perfino di suo marito. Perché lei sa fin troppo bene che il tradimento è una bestia feroce che ti affonda le unghie nel cuore avvelenandoti l'anima. Lo sta provando sulla propria pelle avendo ceduto alla tentazione di una relazione extraconiugale con Noah, il suo primo amore, e per questo non sa darsi pace. Intanto la malattia di Jack si aggrava e Grace non può stargli vicino proprio quando il bimbo avrebbe più bisogno di lei.

Vale la pena di leggerlo solo per non dimenticare che spesso accuse , infondate come quella rivolta a Grace, possono distruggere non una ma più vite umane.

"Forse mi uccideranno domani" di Ingrid Betancourt

Ingrid Betancourt è una donna fragile ma dalla volontà di ferro, che ha fatto della lotta alla corruzione e ai cartelli della droga la sua ragione di vita. La sua colpa è quella di aver denunciato, davanti al Parlamento, il coinvolgimento dell'allora presidente colombiano Ernesto Samper con i narcotrafficanti. Da allora hanno provato a fermarla in ogni modo: cercando di assassinarla, costringendola a separarsi per lunghi periodi dai suoi figli per proteggerli dai sicari, sabotando la sua attività di senatrice con finti scandali ed espulsioni dall'aula. Nel 1998 - alla testa di un partito che non a caso ha chiamato Oxigeno - si candida alle elezioni per il Senato e risulta la più votata. È la seconda tappa per avvicinarsi all'ambizioso obiettivo delle elezioni presidenziali del maggio 2002. Ingrid Betancourt è riuscita a dare ai suoi compatrioti la speranza di un domani migliore, in un futuro di pace e giustizia, ritrovando la forza per distruggere dalle fondamenta un sistema che ha portato la Colombia ai limiti dell'inferno.

Decisamente il più bello di quelli letti negli ultimi mesi.
Capace di trasmettere coraggio, ottimismo, voglia di combattere e di non lasciarsi abbattere.
In grado con parole semplici di insegnare che si può cadere ma che ci si può rialzare più forti e ottimisti di prima.
La Betancourt, essere umano di grande sensibilità e coraggio, merita tutto il nostro rispetto.


A questo punto..BUONA LETTURA A TUTTI!

giovedì 7 agosto 2008

"Questo amore" di Jacques Prevert

Per inziare, una delle più belle poesie d'amore che siano state scritte.
Dedicata, scusate la botta di romanticismo, a tutti coloro che si amano.



"Questo amore Così violento Così fragile Così tenero Così disperato
Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero Questo amore così bello Così felice Così gaio E così beffardo Tremante di paura come un bambino al buio E così sicuro di sé Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri Che li faceva parlare Che li faceva impallidire
Questo amore spiato Perchè noi lo spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perchè noi l’abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero Ancora così vivo E tutto soleggiato E’ tuo E’ mio E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova E che non è mai cambiata Vera come una pianta Tremante come un uccello Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due Andare e ritornare Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci Risvegliarsi soffrire invecchiare Addormentarci ancora Sognare la morte Svegliarci sorridere e ridere E ringiovanire
Il nostro amore è là Testardo come un asino Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Sciocco come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino Ci guarda sorridendo E ci parla senza dir nulla E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te Grido per me Ti supplico Per te per me e per tutti coloro che si amano E che si sono amati
Sì io gli grido Per te per me per tutti gli altri Che non conoscono
Fermati là Là dove sei Là dove sei stato altre volte
Fermati Non muoverti Non andartene Noi che siamo amati Noi ti abbiamo dimenticato Tu non dimenticarci Non avevamo che te sulla terra Non lasciraci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre E non importa dove
Dacci un segno di vita Molto più tardi ai margini di un bosco Nella foresta della memoria Alzati subito Tendici la mano E salvaci."

BENVENUTI!

L'idea di aprire un blog è nata alcune settimane fa in maniera del tutto improvvisa ed inaspettata. Mai infatti avrei pensato di mettere in rete pensieri, idee ed opinioni spesso difficili da spiegare anche a chi ci sta accanto tutti i giorni.
Poi però mi sono detta che creare uno spazio comune, dove poter esprimere e confrontare le proprie idee e le proprie emozioni, poteva essere un modo utile per dar vita a dibattiti e discussioni costruttivi e necessari, credo, per la quotidianità che ci troviamo a dover affrontare.
La scelta del titolo poi è stata del tutto casuale.."Ho qualcosa da dirti" è una frase che ci sentiamo dire spesso e che magari a nostra volta spesso abbiamo detto.Una frase che può avere tanti significati, tante sfaccettature, che può presagire belle notizie ma che può darne anche di cattive.
Insomma, una frase che può dare inzio a quel qualcosa che a volte può cambiare la vita...
Benvenuti a tutti e buona lettura!!
Alex